La rivalutazione del caso

Sono più o meno a metà dell’ennesimo mese di visite, sembra che ogni settimana ce ne sia una nuova e che la gravidanza sia quello che in teoria non dovrebbe essere: una malattia.

Ho la pastiglia del mattino e quella del pomeriggio. Analisi da eseguire ogni metà del mese e ogni fine mese. L’hai prenotato l’endocrinologo? E la curva glicemica? E la morfologica? Esticazzi?

Sono ormai a casa dal lavoro da quasi un mese e mi ritrovo bloccata tra quattro mura a cercare il fresco. Io. Che di solito vivo le mie ore libere brasata al sole, nella speranza di levarmi dalla pelle quel giallo Lombardia che fa tanto foresto. IN CASA. CHIUSA. Vorrei uscire a fare due passi magari, parlare con qualcuno (che non c’è. Non c’è nessuno, sono sola come un gambo di sedano – Litizzetto cit.) ma non ce la faccio: ho la tachicardia. L’hai prenotato l’elettrocardiogramma? Seh!

Pure quello.

Un paio di settimane fa, ho avuto lo slancio di dire dai, usciamo almeno a mangiare qualcosa, così muovo il culo dal divano, per fare poi 200mt e dovermi sedere, fino a che le pulsazioni non sono tornate a valori umani.

Così sto io. Così sto passando questo mese e ormai praticamente tutta l’estate. Sola, in casa, alla ricerca del fresco.

Il piccolo alien inizia a farsi sentire. O almeno spero che sia lui, altrimenti la mia vescica soffre di spasmi. Lo sento camminarci sopra, usarla come cuscino. La prende, la sprimaccia bene e poi ci si lancia sopra, così adesso non posso allontanarmi dal bagno per più di dieci minuti. Insomma, questo già rompe. Questo già è uguale a suo padre.

Oggi, per esempio, ha deciso che non devo stare seduta, quindi cammino per casa, e lo faccio come un ciuffo di polvere trainato dal vento. Seguo la corrente del piano terra, perché le scale no eh, con la tachicardia!

Così, mentre tutti gli altri non hanno tempo per me, perché lavorano ed hanno le loro vite, io sola e sconsolata, non so che fare, a parte il bucato. Sto cercando di evitare di andare al centro commerciale, ma non posso. E questa cosa mi urta in una maniera che nemmeno immaginate.

Perché io li ho sempre odiati, i centri commerciali. Odio vedere la gente lì dentro che pascola senza meta, odio l’aria condizionata, la musica in filodiffusione. Odio e riodio perché io nei centri commerciali ci lavoro e ho sempre pensato a quanto fosse triste vivere in un posto dove il massimo sciallo disponibile è andare lì. Io, abituata al mare, allo sport, con mille interessi, non ho mai compreso come il proprio tempo libero si potesse passare chiusi lì.

Adesso ci devo andare. Adesso ci devo andare perché il centro commerciale soddisfa i tre requisiti base per la risoluzione delle mie attuali necessità: vicinanza, frescura, farmacia.

Quattro minuti e sono lì. Parcheggio comodo all’ombra, farmacia mai piena di gente. Temperatura sopportabile. Quindi credo che mi vestirò e andrò, la dove mi porta l’utero, e oltre al giro in farmacia farò anche un paio di vasche. Sia mai che nel mucchio di roba dei saldi, ci sia qualcosa a poco prezzo da poter comprare anche per una che deve ancora farsi più di quattro mesi di gestazione…

Vado a farmi la mia oretta di aria condizionata.

E di vergogna.

2 thoughts on “La rivalutazione del caso

  1. Vorrei consolarti in qualche modo, vediamo se ci riesco.
    Mia moglie ha passato la gravidanza, la prima, in discreta sofferenza anche a causa di una fastidiosa glicemia. Esami e controesami a iosa. Io quel periodo me lo ricordo bene lei meno. Sai quando vai in vacanza e te ne capitano di tutti o colori? Successivamente quando poi ripensi alla vacanza passata anche quegli imprevisti risultano essere colori fondamentali e normalmente fanno si che il ricordo acquisti nel suo complesso maggiore forza e a volte bellezza.
    Ci sono riuscito? Non credo
    Comunque anche io odio i supermarket e i centri commerciali, oltre che per le cose che hai già elencato, soprattutto per il fatto che li dentro normalmente si ha una rappresentazione in scala ridotta di tutto quello che non sopporto del genere umano,
    Un consiglio? Rimani al fresco ma appena puoi vai al mare, dicono che l’aria di mare, dopo Mozart, è una delle cose più salutari sia per il nascituro che per la mamma.
    Ciao.
    P.S.
    “un ciuffo di polvere trainato dal vento che segue la corrente del piano terra” è pura poesia.

    • Aspetto solo di finire gli accertamenti di questo mese, poi mi eclisso per quasi tutto agosto. Con grande gioia dei miei genitori e sopratutto di mia madre, che non vede l’ora di farmi vedere a tutti in versione cetaceo. La Lombardia è pesante. In estate sopratutto. Se si è incinta è peggio e in estate è peggio che andar di notte. Poi meglio muoversi seguendo la corrente dell’aria di mare 😂

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